Una vista da dentro a fuori

Ha fatto le valigie e preso tutte le cose necessarie dalla casa dei genitori. La ragazza di sedici anni è andata sola nella metropoli dell’arte in Sassonia sia per preparare la maturità che per imparare in una fabbrica di medicinali. Ha voluto prendere le distanze dai genitori, allontanandosi di cinquanta chilometri, e ha voluto mettere e arredare la sua „tenda“ per poi frequentare l’università di medicina. Ancora una volta si è seduta sul davanzale della finestra della camera dei fratelli, di fronte al monumento di Martin Lutero.

Dal dopoguerra la stanza aveva solo un arredamento minimalistico, nonostante i fratelli grandi non vivessero più lì, ereditato dai nonni paterni: un vecchio letto matrimoniale marrone scuro e un vaso da notte di vetro. Così in inverno di mattina i bambini dovevano andare a svuotarlo camminando lungo il corridoio gelido. Accanto al letto c’erano due comodini, un comò, tutti con un piano di marmo e inoltre un armadio semplice.

L’armadio piccolo ad angolo, un oggetto ereditato da una anziana signora, era stato gettato via perché molti tarli vivevano lì. I cari tesori della ragazza erano sistemati dietro i vetri, ma l’armadio era rimasto solo un paio di settimane.

Perché i tarli non avevano mangiato tutti gli altri mobili brutti? Allora la ragazza aveva deciso di occupare la nicchia „romanica“ della finestra, nella stanza dei fratelli, segretamente, come suo proprio domicilio. Di sera, quando i genitori non erano a casa ma nei paesini vicini per parlare della Bibbia con i credenti, si metteva sul davanzale della finestra, nella grande nicchia rotonda. Lì si costruiva con i cuscini e le coperte un rifugio molto comodo per le ore successive. Guardando la parte sud della chiesa e il retro di Lutero, qui poteva leggere, imparare i vocaboli russi o sognare con calma.

Quando era sicura che i suoi genitori non erano a casa, ma molto lontani, cantava ad alta voce tutte le canzonette religiose che aveva imparato nella chiesa, nelle lezioni di catechismo e nel coro parrocchiale dei bambini, con la finestra aperta fuori al „mondo pagano “.

Spesso si sentivano „Sai, quante stelle sono in cielo? “, „Mio Dio – il mondo è Suo“, e „La luna è sorta“. In estate „Esci, mio cuore, e cerca la gioia“ o „Il sole dorato“, in inverno „Viene una barca molto carica“, „O, buon Natale“ e „Correte presto, o pastori!“. Ma in tutte le stagioni „Signore Gesù bellissimo, che regna su tutto“, una melodia slesiana, molto malinconica. Da adulta, voleva vivere e lavorare a Lambaréné in Gabun in Africa Centrale, diventare missionaria come Albert Schweitzer, – il suo grande ideale – costruttrice, pastore, medico e musicista, tutte queste professioni insieme, per la gioia dei suoi genitori.

Pensando che chi presto inizia è a metà dell’opera, cominciava a missionare cantando fin da piccola.

I suoi tentativi erano falliti ancor prima di cominciare. Tradita dalla diaconessa, la vicina di casa? Ha lei detto, che non si coricava subito, quando i genitori uscivano, che non chiudeva gli occhi dopo la preghiera della sera, che non si copriva fino alla punta del naso e si addormentava riposandosi per il prossimo giorno di scuola?

I suoi tentativi di missionaria dal davanzale della finestra erano finiti immediatamente perché i genitori le avevano vietato rigidamente di stare nella nicchia rotonda.
Solo più tardi aveva avuto il permesso di pulire tutte le finestre del primo piano sia dentro che fuori con l’abilità di una acrobata.

(Traduzione di Ilenia Faroldi da „Durchs Fenster geguckt“. Attraverso la finestra. Episoden aus einem sächsischen Pfarrhaus. Episodi dalla casa di un pastore in Sassonia. Libro e CD con il testo e con la musica. NOTschriften Verlag e audiolis Dresda 2011)